venerdì 10 dicembre 2010

Napoli's diary

Ogni festa ha una vigilia e la nostra è un viaggio in flottiglia di macchine e aerei. L’arrivo di venerdì sera è risveglio di sensi: lo scricchiolio del molo, la vista che si allarga tra il vesuvio e il mare, e il gusto che si esalta nel trovare ed assaggiare subito olio profumato, pasta Gragnano e pomodori san Marzano.
Sabato molliamo gli ormeggi sotto un cielo sparso di nubi. Il vento rafficato ci fa gustare una bella bolina sotto costa. Cominciamo a familiarizzare con il paesaggio di golfi e isole nel grigio flebile dell’orizzonte. Ma non prima di aver familiarizzato con caffè e sfogliatelle per colazione. Il gruppo inzia a prendere forma, nelle risate e nell’elenco di progetti di cose da fare e da vedere nei giorni seguenti. Luculliano il programma. L’ormeggio richiede silenzio e attenzione dopo le risate e le prime banality. Doccia in barca, brrr. E poi si parte sotto una pioggia ormai battente per il primo giro guidato. Napoli monumentale scorre tra passi e sguardi, tra date e regnanti. Palazzo reale, castel dell’ovo, il teatro, il maschio Angioino, la galleria, il caffè Gambrinus. La cena con piatti tipici e vino toscano, giudicato migliore di quello locale, ristorano dal freddo e dall’umido. Domenica il vento è impigrito dal giorno di festa, a motore raggiungiamo Capo Miseno. Il pranzo è semplice ma gustoso come pochi, mozzarelle e ricottine di bufala su pane caldo. Ore 18 ci aspetta rosso di sera, percorso tra citazioni e strati di storia, tra vicoli e presepi. E una pizza a degna conclusione del nostro entrare nel cuore della città.
Lunedì il vento torna al lavoro di corsa, fin troppo, e così abbandoniamo il mare verso il ventre della città. Ci inoltriamo nuovamente nel centro storico, il duomo, il sacro e il profano, San Gennaro e il suo sangue, linfa vitale della città. E poi ci addentriamo nelle viscere, nelle cisterne in tufo, giu’ nel profondo per scoprire che davvero la necessità aguzza l’ingegno, che gli elementi non solo si stratificano, ma si mescolano, sinergici, come un gruppo, come noi che siamo sempre piu’ equipaggio, non solo per mare. Quel mare che ci accoglie come casa piena di festa e allegria, tavola imbandita di una pasta con telline, balli e canti.
Martedì si sveglia con quella leggera malinconia che ha la consapevolezza di un’ultima giornata insieme. Di nuovo mare, di nuovo il vesuvio, sole e temperatura mite. Replichiamo gesti come un piccolo rito collettivo, stesso posto, stesso pasto, a creare un luogo dove ritroveremo nel ricordo il sorriso di una condivisione semplice. La sera ci porta tra fantasmi evocati, gamberi assaporati, musica e un po’ di stanchezza. Come quando si chiude un sipario, piano ci alziamo verso la notte e applaudiamo questa città.

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