lunedì 8 novembre 2010

“winch or vang, this is the question” (monishakespeare)

Eccomi a un anno di distanza dal primo ingorgo in tangenziale sognando il mare. Ancora un venerdì sera, umido di pioggia e nervoso di traffico; inevitabilmente l’umore migliora proporzionalmente all’avvicinarsi a curve e gallerie liguri. Genova. Orion è prima tappa del senso di rientro a casa, vapore dalla cucina, tavola apparecchiata e sorrisi sui divanetti. Poi tutti a nanna, ci si sveglia presto domattina. Outsider mi accoglie nella cabina di prua. Una drizza sbatte tutta notte, ma vince il sonno.

Alle 7.00 di un sabato mattina per nulla qualsiasi, Outsider e Landfall prendono il largo verso Varazze; come da copione il cielo è ricco di nuvoloni imponenti e pesanti, e la luce radente è protagonista sul mare. Onda. Vento da sud. Tre ore di navigazione, chiacchiere e battute, e il mare entra nello sguardo e nel cuore. Ci risiamo. Sorrido.

Ore 10.00 di sabato mattina si radunano gli equipaggi, il bar Boma del marina di Varazze è rumoroso per il chiacchiericcio del post briefing di inizio campionato. Chi si lamenta di qualcosa, le tessere, i rating, la mia barca di qua, la mia barca di la, e lo spi nuovo, cerate, stivali, cappellini, numeri velici sulle maglie, ognuno sfoggia il proprio ardire, e c’è chi cova l’emozione della prima regata, i capitani amici/rivali, fogli di regolamento e occhiali sul naso.

Outsider è pronta piu’ che mai: chiglia come nuova, teak lucidato, niente tavolino, randa nera, pesante nuovo piu’ pesante che mai (la vela in cartongesso).

Un equipaggio con una persona in meno del previsto, ma sei personaggi agguerriti: IL capitano, che distribuisce grinta a tutti, randista nuovo nuovo (e forse un po’ preoccupato), un furetto tailer che fa per uno e mezzo con l’aiuto del veterano del gruppo a centro pozzetto, uomo all’albero nuovo pure lui, ma potente, e la prode prodiera, esperta, ma nel nuovo ruolo. E siamo subito in regata, con un po’ di vento e onda; insomma battesimo di fuoco tra vento e acqua.

Via le cime di ormeggio, l’uscita dal porto è carica, su la randa e siamo pronti, 5 minuti alla partenza, 3 2 1 cazzami quella randa, dai con il genoa, partiti bene.

Bolina, boa, altra boa su il tangone e non è proprio la migliore delle issate spi, siamo ancora un po’ in emergenza, ma è su. Limitiamo i danni strambando a vele bianche e la seconda bolina è un bel crescendo, passiamo due barche come niente, di nuovo boa, seconda poppa, ancora spi, va meglio. Ammainiamo precisi e strambiamo ancora a vele bianche, ultimo tratto di poppa un po’ penalizzati, Iaia ci segue con spi e fa di tutto per passare ma resistiamo, la boa si avvicina, la sirena saluta il nostro arrivo con mezza lunghezza di vantaggio. Terzi in boa, il compensato ci pone al 4° posto di classe e assoluto. Ottimo inizio suvvia. La cena è con l’equipaggio di Landfall a festeggiare il loro primo posto di Classe (sesti assoluti). Ma siamo bravi, non facciamo tardi, domenica sarà ancora regata. E’ quasi mezzanotte e la stufetta scalda il sonno di un equipaggio stanco e felice.

Domenica mattina, colazione ma all’erta, ci si aspetta parecchio vento. Il capitano monta il rollafiocco e noi armiamo la barca con un senso di attesa, l’onda poi sarà fastidiosa, lo sappiamo.

Fuori, piedi giù dalla falchetta, maniglie pronte, muscoli tesi, 5 4 3 “acqua”, ci poggiano addosso, urla, 2 1 cazzami quel genoa, daidaidai belin, su quella randa.

La bolina è faticosa, Il pesante in parte rollato non paga. Giù di poppa, prima strambata della coppia prodiera in erba e nuovo all’albero va bene, nonostante l’onda per niente facile; dietro siamo in un intreccio laocoontico di scotte ma ce la facciamo.

Seconda bolina, tutto il pesante fuori, siamo sui 15 nodi, il capitano fa volare outsider, ci guardano andar via, viriamo, piede al limite della falchetta, spremo ogni energia residua, il randista è al limite, ma ce la facciamo. Seconda poppa, questa volta Iaia è davanti di un niente, ma non la raggiungiamo; all’arrivo in boa ci separa un secondo. Bravi ragazzi. Siamo comunque soddisfatti, regata divertente. Ancora quarti in compensato e lo restiamo in classifica generale.

Conto il lividini, non sono nemmeno tanti. Un panino, un cioccolatino, una doccia, qualcosa da bere, un pisolino. Un po’ mesti, come dopo una bella nuova avventura; poca voglia di tornare. Assaporiamo già l’attesa della prossima, il gusto degli abbracci dopo la boa, del vento in faccia, dell’orizzonte dalla falchetta, il ronzio della stufetta, lo stridere delle cime, che diventeranno presto consueti e accoglienti.

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