martedì 19 gennaio 2010

We di vela e incontri

Sabato mattina, ore 6.30. la sveglia sorprende “i cittadini” con gli occhi stropicciati, sonno e quella gran voglia di rigirarsi nel caldo delle coperte…fuori nebbia e freddo. Il mare sembra un concetto lontano, l’idea della tramontana non proprio allettante. La partenza però è puntuale e un the caldo aiuta il risveglio. La nebbia si dirada, restano le nuvole e la neve intorno. Arrivati in Liguria, all’uscita da una galleria, il sorriso si allarga: di colpo il sole, il cielo azzurro, adesso si, si arriva al mare, adesso la testa è già proiettata alle vele.
Camminare sul molo in legno con il rumore cadenzato dei passi e il cigolare delle passerelle, stringersi un po’ nelle spalle, ritrovare gli altri visi stropicciati e via… saliti in barca si è già davvero nel vento. La giornata di allenamento inizia seriamente in un’ora in cui le persone “normali” sarebbero a cucinare e portare in tavola pietanze calde. Noi no. Il mare ci accoglie, tramontana, gelida come da copione. Un po’ di grigio che torna sopra campo Charlie. Pronti a virare. Si inizia a fare sul serio, un po’ di ruggine da togliere, sempre tanto da imparare, qualche livido nuovo. Diamo spi. La grinta latita ancora un po’; Ernesto/Enrico non è dell’idea di risparmiarci, vira, vira, poggia, spi, stramba… ussignur che fatica, come direbbe qualcuno “com’è dura l’avventura”. Per un attimo il miraggio di un divano al caldo appare. Ci prendiamo un po’ di pausa, un the caldo ritempra, la fettina di focaccia rigenera. Tutti in pozzetto a fare due discorsetti con il capitano. L’atmosfera ormai è da pieno inverno, la nebbiolina e il freddo ci fanno sentire un po’ “velisti sul serio”, di certo non turisti. Un dito indica al largo, davanti alla prua. Ho visto qualcosa di grosso ragazzi… Fino a che compaiono. Urla: “eccole” “sono tre”, la barca sbandata non impedisce un movimento frenetico, accanto a noi una scorta davvero speciale, 3 balenottere. Viriamo, le seguiamo, l’emozione è davvero tanta. Dopo tutto questo beh che dire, freddo ne abbiamo preso, allenati ci siamo allenati, ci siamo distratti un po’. Tutti in falchetta, i 20 di nodi di tramontana ci concedono una bella bolina a 7 nodi abbondanti, ci rilassiamo mentre il capitano ci riporta verso Castelluccio… dici che ci sta un’altra sigarettina? Tanto ormai stiamo rientrando no? – pronti a virare… come pronti? Beh insomma sì. Si ricomincia. Ancora virare, ancora spi, ancora qualche urla di incitamento e qualche cosa che non gira. L’ora del the ci vede rientrare in molo. Stanchi, ma carichi. Domani la regata ci aspetta.

La domenica si sveglia pioviggionosa. Noi con lei. Paghi di una bella dormita, qualcosa di caldo per colazione e via. Tornano in mente i movimenti, si spera di far bene. Arrivo a campo di regata, per tempo; perlustrazione, cerca la boa, ecco quella è … un delfino… naaa dai non scherzare. La pinna passa accanto alla boa, poi si dilegua. Sarà un segno beneaugurante. Avessimo vinto lo avrei scritto, “la vittoria ha una pinna”, invece no; la partenza è piuttosto aggressiva, buona. Ma qualche errore (emh) lo facciamo e lo paghiamo. L’arrivo ci vede terzi in boa, quinti i soci fuoriclasse. Il compensato ci sistema al 4° e 5° posto. Ci si spoglia delle cerate. Si rimette piede sul molo cigolante, si riparte. Si torna a casa con un po’ di nostalgia. Il vento porta il racconto di un incontro speciale, e del calore dell’equipaggio. Alla prossima !

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