lunedì 16 settembre 2013

Luna di ricotta

Partiamo che è sabato molto presto, talmente presto che è notte fonda, una sottile lama di luna crescente in cielo. In valigia c’è un po’ di tutto, felponi e scarponi, costumi e infradito, un piumino smanicato e abitini leggeri.
Atterriamo e appena possibile addentiamo la dolce ricotta del primo cannolo, poi prendiamo la macchina e dirigiamo su Taormina. Tre piani di ripide scale e ci accoglie la nostra stanza di una vecchia casa vista Duomo. E oltre si vede il mare. Sotto di noi il passeggio ricco del centro, un numero imprecisato di spose e damigelle, di tacchi vertiginosi e turisti in infradito. Pranzo veloce con arancine e sfoglie ripiene, tovagliolini unti di buono. Il sole sempre più alto e caldo, un po’ di scirocco che non rinfresca, ancora il corso da percorrere tra vetrine di ceramiche piene di colori, fino al teatro, rivelato prima dal suono di una orchestra in prova poi dalla vista meravigliosa tra pietre antiche e panorama grandioso. La cena di pesce è a Letojanni, sul mare. L’antipasto di crudo è superbo.
Il giorno dopo usciamo presto vestiti in modo un po’ strano per il bel corso cittadino. Scarponcini e piumino e siamo in macchina verso il rifugio Sapienza. Arriviamo dalle guide, il cratere sommitale non è raggiungibile per motivi di sicurezza. L’Etna pare sbuffoso, un po’ di nuvolaglia in cielo si confonde con il suo fumo sottile. Nino ci dice che il lungo giro di discesa tra le colate recenti e la valle del bove è un bellissimo giro, 4 ore e mezza di cammino, a scendere dice (sapessero i miei polpacci che scendere non è una passeggiata, lo scopriranno la mattina dopo).
Ci si riempie un po’ di calorie, si sale in funivia e poi jepponi gommatissimi fin su a 2900 m. E su è pieno di colori netti. Nero della lava, bianco della neve nascosta, giallo di zolfo, blu del cielo e grigio dei fumi nervosetti del signor vulcano, rosso di ruggine e di coccinelle. Sì, centinaia di coccinelle a contrasto del nero della lava.
Si va su e giù per i bordi di vecchi crateri, il vento caldo e rafficato quasi ci sposta, cominciano a diventare rosse anche le guance. Poi canali di lava ruvida e ancora colline di cenere quasi di velluto, sottile e soffice. E la neve che si scopre ghiacciata, le bombe di lava, il paesaggio di una luna nera. E i primi fiori, la camomilla, la nube che corre veloce in costa e ci avvolge umida. Scendere a rotta di collo, tenendosi per mano e il dispiacere di arrivare giù.
Sono solo due giorni e siamo a qualche migliaia di passi e centinaia di gradini di scale. I nostri tre piani e una doccia fresca, e poi si cena ancora per strada. Dalla passeggiata il mare sotto di noi è talmente calmo che le scie delle barche sembrano solchi nel burro.
Siamo a lunedì e prendiamo la direzione della valle dell’Alcantara. Dirigiamo per la camminata alle gole in stivaloni di gomma, ma per rischio crolli ci propongono la camminata in direzione opposta. Decidiamo di lasciar perdere, incontriamo una coppia del gruppo Etna, e risaliamo il fiume, troviamo ponticelli e rocce liscie, acqua fredda e limpida e i piedi a mollo ci ristorano dal caldo.
Poi due passi alle Gurne, la centrale Enel, e si riparte. L’intenzione è di fare pranzo al caffè Turrisi di Castelmola, luogo particolare tra falli e arte siciliana. Il navigatore ci propone una strada apparentemente tortuosa, che poi si rivelerà una sorta di mulattiera a tratti sterrata da far davvero paura. Il tempo di percorrenza dal teorico 35 minuti diventa un’ora e passa. Arriviamo al parcheggio di Castelmola e ancora scalini e salita. Finalmente un ottimo panino ci ristora, il caffè è davvero singolare e bello, il borgo delizioso. Poi di corsa in stanza, scale, cambio di abito e tutto il corso di corsa. Funivia, salviettone sulle spalle. Una sdraio, un libro da finire, l’acqua limpida e l’Isola bella. E’ il tramonto. Compare un quarto di luna, chissà chi ci si dondola. E’ il mio compleanno, la cena sarà ricca e golosa. Funivia il corso di corsa, scale, cambio di abito, tacchi e ancora il corso per il lungo e cozze zucchine tonno e vino bianco profumato e aspro. Corso, con calma, passeggio, foto, scale, nanna.
Ancora sveglia presto, che le nostre vacanze sono movimentate. Direzione sud, Pachino e Capo Passero. La Sicilia verde come non ti aspetti, il mare calmo, e il b&b bianco e isolato, in collina. Cibo di strada, scegliamo il lato non ventoso del capo e l’acqua limpida. Riposo e fresco, le case dei pescatori, la tonnara abbandonata, e una granita speciale di fichi da Paolo.
I profumi, il sole, il sorriso sempre più largo. Al tramonto isola delle correnti, foto buffe, il mare che fa gli sbuffi. Torniamo alla camera, piscina vista mare, un attimo di relax, ancora abitino tacchi e qualcosa sulle spalle. Il vento ormai è fresco, Marzamemi e la sua piazzetta, chiacchiere con Carmen tra ceramiche e gioielli, speranze di futuro nei nostri discorsi.
La mattina dopo quando suona la sveglia protesto. Ho davvero un sacco di sonno. Ma Davide mi prospetta colazione al Ciclope di Pachino. E allora mi alzo, calzoncini maglietta e crema solare. Dopo il cannolo dirigiamo a Cala mosche. Anche oggi si cammina sotto il sole, ma ne vale decisamente la pena. Non troppa gente e acqua fresca, cristallina, bassa perfetta per sguazzarci mezza giornata. E poi si riparte, doccia, cambio di abito e macchina. Km passi e gradini. Arriviamo in tardo pomeriggio a Ragusa Ibla, con la luce già radente sembra un presepe addormentato. Un giro veloce del borgo e ancora via, ci aspetta una cena a Modica, non prima di un antipasto a base del famoso cioccolato di antica ricetta.
Arriviamo oltre la mezzanotte, il vento teso ha scoperto una coperta trapuntata di stelle, l’indomani sarà limpidissimo. Invece qualche nuvolone umido la mattina ci accompagna verso Noto. Saliamo sulla terrazza di Santa Chiara e la luce è radente sotto le nuvole pesanti. La cattedrale e il centro sembrano un meraviglioso castello di sabbia dorata. La cattedrale con la sua cupola, l’interno ancora bianco d’intonaco a custodire colori antichi e ancora feriti.
Assaporiamo di seguito gelati di cipollotto e pomodoro, misti a cacao acciuga e zafferano, qualcosa di folle e buono; proseguiamo con arancine palermitane e a pancia piena, mentre nel cielo si riapre l’azzurro, dirigiamo a Cavagrande del Cassibile. Ancora la Sicilia verde e sontuosa, i fichi spinosi e pieni di frutto, i mandorli di Avola ci accompagnano di curva in curva. Ecco i laghetti laggù che ci aspettano, mi dicono una mezzoretta a scendere ma risalite presto, vi ci vorrà un‘oretta poi a risalire. Ma furetto che sono a scendere sono timorosa, non vado troppo rapida. Scendiamo che sono quasi le 4, pochissima gente, quasi una pozza solo per noi. Davide si tuffa e si rituffa, io mi puccio cercando di non scivolare sulla pietra levigata. Risaliamo spediti, io a salire ho ritrovato il fiato, le gote rosse e il respiro un po’ affannato, ma le gambe mi portano su in 35 minuti e ne sono fiera. 
Ci sediamo ad ammirare il panorama ancora un po’, una luna di anguria disseta e rigenera. E poi ancora via, ancora al bianco b&b, ancora cambio d’abito e cena in terrazza a Marzamemi. E un nuovo anello al dito, e ancora chiacchiere affettuose.
Stavolta la mattina è davvero limpida, decidiamo di dirigere alla tonnara di Vendicari prima di spostarci a Siracusa. Ancora saccottino alla ricotta e granita, ancora mare turchese e limpido, pochissima gente, la pelle sempre più abbronzata, il vento fresco. Un pranzo al sacco, trampolieri che planano sopra di noi, pesci curiosi che ci mordicchiano e piedi e prendono le briciole dalle mani. E voglia di non muoversi più di li.
E invece via, recuperiamo le valigie, cambio di abito e Ortigia ci accoglie.
Simone ci viene incontro con il suo bimbo, che indica e chiama la luna come un lupetto curioso.
Al tramonto passeggiamo tra fonte Aretusa e il lungo mare. Ci sono attraccati il barcone di Briatore, due velieri splendidi, qualche barca a vela. Una cattura la nostra attenzione, si chiama Amble, from Sidney. Ci fermiamo a fare due chiacchiere con i proprietari: Jane e Brett hanno spedito la barca a Gibilterra, poi via Barcellona, Baleari, Corsica e Sardegna, Malta sono arrivati qui. Proseguiranno tra Mediterraneo e poi oceano e di la isole e Panama e ritorno verso l’Australia. Sono gentilissimi, davvero un incontro piacevole.
Poi è cena al bistrot, Le vin de l’assasin, abbinamento estroso siculo francese decisamente delizioso.
La mattina successiva inizia onestamente un po’ pigra, inizia alle 10 con la colazione in terrazza.
Ci aspetta sotto un cielo tersissimo il teatro, la cui pietra antica e candida è accecante e splendida, l’orecchio di Dionisio, qualcuno che accenna note di canti (di cui uno alpino !) per provarne l’acustica. Restiamo incantati. Uscendo incrociamo i sorrisi di Jane e Brett, e li rincontreremo ancora.
Pomeriggio saliamo in terrazza e con Alessandra le chiacchiere sono empatiche, ci diamo appuntamento per la serata, aperitivo con lei e il piccolo Arturo e poi passiamo dagli amici Australiani. Anche perché l’Australia torna nei nostri racconti, noi ci siamo stati in viaggio di nozze, lei e Simone si sono conosciuti la, lui torinese, lei siciliana. L’energia fa il giro del mondo.
Re Artù chiama la luna. La serata va a rinfrescare. Noi ceniamo vegetariano, due passi, qualche regalino da comprare nei deliziosi negozietti di artigiani ed è ora di nanna.
Ultima colazione alle 8.30. Dalla terrazza il mare calmissimo, biscotti e marmellata di fichi. Riconsegniamo la macchina, chiudiamo il giro gastronomico con arancine per pranzo e cannoli in valigia. Quando atterriamo a Milano piove e fa freddo, io ho la riga bianca del costume e i sandali.

B&B

-B&B le 4 fontane
Corso Umberto I 231 – Taormina
327 7885938

-B&B resort Torrefano
Contrada Torrefano - 96018 Pachino (SR)
333 6393506 – 327 2014348

-B&B Viaggiatori, viandanti e sognatori
Via Roma 156 – 96100 Ortigia – Siracusa
0931 24781 – Simone 333 8978351 – Alessandra 389 1717342

Ristoranti e Bar
Da Cristina, Via Strabone 2, Taormina – 0942 21171
Ristorante da Nino – Via Rizzo 29  - Letojanni – 0942 36147
Rifugio Sapienza – www.rifugiosapienza.com – 095 915321
Tiramisù – Via Cappuccini 1, Taormina – 0942 24803
Caffè Turrisi – Piazza Duomo 19, Castelmola – 0942 28181
Paolo granite – carretto Portopalo di Capo Passero
Il Ciclope – Piazza Vittorio Emanuele 3, Pachino – 0931 846577
Il Ciclope 2 – Marzamemi
Moviti Fermu – Via Marzamemi 55, Marzamemi – 340 8543640 – 393 6789969
Il Principino – Piazza Regina Margherita 2, Marzamemi – 0931 841646
Osteria dei sapori perduti – Corso Umberto I 228, 97015 Modica – 0932 944247
Antica dolceria Bonajuto – Corso Umberto I 159, Modica – 0932 941225 - www.bonajuto.it
Caffè Sicilia – Corso Vittorio Emanuele 125, Noto – 0931 835013
Rosticceria Pane e Panelle – Via Ducezio 87, Noto – 329 8692680
Le vin de l’assasin – Via Roma 115, Ortigia Siracusa – 0931 66159
Le Comari inn – Piazza San Giuseppe 8, Ortigia Siracusa – 0931 24833

Le maioliche artistiche di Sebastiano Caristia, Corso Vittorio Emanuele 99, Noto
Circo fortuna – Via dei tolomei 20, Ortigia Siracusa – www.circofortuna.it

Guide etna sud – www.etnaguide.com - 095 7914755
Gole Alcantara (NB escursioni non più in gola ma in fiume a valle) – www.terralcantara.it  - 0942 985010 e sito comunale www.parcoalcantara.it
Riserva Cavagrande del Cassibile – www.cavagrandedelcassibile.it - 0931 67450

Riserva orientata Vendicari – www.oasivendicari.net

giovedì 13 giugno 2013

Piccolo diario di bordo di un cagnolino piccolo, aspirante lupetto di mare.

E’ notte ormai quando partiamo in macchina, la luce delle stelle è un po’ velata da un residuo di nuvole, chissà se pioverà. Nel bagagliaio c’è la mia pappa, una cuccia per dormire, la ciotola, un impermeabile, una felpina e una maglietta. Hanno riso molto quando è arrivata, di allegria. Chissà cosa è? Ha un logo strano, un polpo attanagliato a una navicella, un sottomarino. Non lo so bene. Io sono un piccolo cane, che ne so del mondo?
Quando arriviamo, con la mia borsa da passeggio vengo issato su una cosa traballante. C’è acqua intorno a me; sento il sapore del sale, annuso l’aria, sarà il famoso mare?
Dormo accoccolato e cullato dall’ondeggiare, ah è una barca! dove vorranno andare poi? Io non sono mica capace di nuotare!
Mi sveglio e l’aria è fresca, c’è il sole, oh quanto mi piace! colazione (pappa! e mi allungano anche un pezzettino di brioche) e poi c’è un bel po’ di gente, hanno tutti delle maglie viola con il simbolo della mia! Ah giusto, la hanno messa anche a me, mi sta un incanto, lo so.
Si parte, c’è un po’ di movimento, risaliamo in barca e c’è odore di focaccia, questa la riconosco… quando me ne daranno un pezzettino? Oh oh ci si muove.
Così mi ritrovo al sole, su una panchetta di legno, poi sotto una tela grande grande… c’è il sole, si ondeggia… ah che sonno… sbadiglio… mi guardo in torno, si si mi piace e parecchio. Andiamo un po’ a motore poi aprono la vela (mi hanno urlato di cazzare il carrello del fiocco, ma io non so cosa sia, mi sono limitato a controllare con la zampetta quel cordino… ops cimino sull’azzurro… mah). Oh che bello, i ragazzi a bordo ridono, mi fotografano e mi coccolano. E finalmente mi danno anche un pezzo di focaccia !
C’è una cosa arancione in mare, oh fermi vorrete mica andarci contro?!
Si allungano, prendono una busta, non so cosa sia ma poi fanno domande, scrivono risposte e cercano un punto all’orizzonte. Parlano di un tesoro ! wow chissà quanti crocchini nel tesoro.
Comunque a me basta stare qui al sole, sono simpatici tutti.
Invece torniamo, e poi si corre non so dove… oddio c’è un mostro marino, un po’ un pallone gonfiato: io abbaio e nemmeno si muove, tze, contro il Chupito dei mari non c’è mostro che resista! i miei uomini lo intrappolano con gli anelli colorati, poi corrono a prendere una cosa di legno. Mah sono strani, ma il bello è che sono contenti.
Si torna in barca, si riposano tutti. Io mangio un po’ e poi una bella dormitina in cuccia ci sta proprio; troppo corta, mi svegliano e si sono messi belli. A me mettono la tutina nuova in jeans e felpa marinaretta… lo so, sono bellissimo, bau !
Umh che profumini ! grigliata… tanta carne, datemene un po’ dai, slurp.
Intanto qui c’è tanta gente, un gran chiacchierare, pezzettini di cibo che mi arrivano con una carezza, oh yesss ! musica. La mia mamma si agita un sacco, e saltano tutti, oddio ho quasi mal di mare. Che casotto ! ridono e saltano. C’è uno che suona la chitarra bravo, cantano, vorrei ululare un po’ anche io ma ho sonno !
Ci svegliamo la mattina dopo, temo di avere gli occhi rossi, mi hanno fatto fare tardissimo. Però alla gelateria mi fanno assaggiare un pezzo di brioche e la panna, che bontà !
Il cielo è grigio, per fortuna mi hanno messo la felpa.
Ci danno un sacchetto e sento profumi, dicono che sia il cibo per la gara… mah comunque saliamo in barca. Usciamo e c’è vento. Punto il naso, indico la rotta… oh ma mi ascoltano ?! mi assicurano e meno male, la barca sbanda, il vento rinforza. Non c’è molto sole, mi accoccolo e mi faccio un pisolino… urca qui si balla peggio di ieri sera, sento che dicono che è ora di rientrare, a me basta che non mi facciano prendere la pioggia che proprio la odio… ecco piove, dai veloci all’ormeggio!
Come viene giù, diluvia, per fortuna io sono già sotto coperta sul mio cuscino e qui nel frattempo si sono messi a spadellare (dopo essersi asciugati). Umh che fame, cerco di avvicinarmi ma mi mandano via; profumini, forchette e coltelli, cucchiaini e ciotole… tutto questo movimento a me fa venire sonno !
Ad un certo punto escono tutti dalla barca e mi portano fuori (indosso il mio nuovo impermeabile rosso!) con tutti i piatti, arriviamo in un salone. Ci sono ancora tutti, ancora tutti con le maglie viola, e ci sono non so quanti piatti, un banchetto… omamma che fame, Posso fare il giudice?!
Alla fine vincono un po’ tutti, mangiano (e mi allungano coccole e bocconcini, per fortuna hanno capito!) e poi saluti baci ed è ora di sistemare tutto e ripartire.
Peccato, stavo così bene. Il rumore della macchina concilia la nanna; riconosco la strada verso casa, non vedo l’ora di tornare a bordo!

Morale della favola:

Cosa si intenda per tesoro è soggettivo; chi lo considera d’oro vestito e chi d’amore, ma di certo un tesoro è cosa rara e bella, da trovare e poi da condividere.
Cosa si intenda per un buon piatto di cucina è soggettivo, ma di certo è apprezzabile al palato e conviviale.
Così potremmo dire che un “buon tesoro” è pieno di gioia, affetto, conviviale, condiviso, memorabile.
La lontananza dal mare e la quotidianità cittadina avevano un po’ sopito un certo sentire, come polvere che nasconde i colori.
Poi il vento, il mare, gli abbracci e i colori sciolgono le tensioni, le stanchezze e dilagano come acquarello, come macchia felice in cui ciascuno trova la forma della propria allegria.
A differenza della rabbia del capitano Nemo con la gioia noi abbiamo percorso miglia, note e trenini danzanti, km di salsicce e tentacoli di piovra gonfiata: che risate, che bel sole, che bel cercare. E che bella musica, che bel danzare, che tintinnio di forchette, pentole e scodelle colme di improvvisate meraviglie culinarie, scrosci di riso in senso ampio, scrosci di pioggia, incapace di lavar via i sorrisi.
Perché il vento e il mare hanno svelato amicizie e sapori, tesori del vivere di cuore marinaio, nascosto ma pulsante in ognuno di noi. 


martedì 19 marzo 2013

cappellini e pesci tra taf taf e neve


Quando chiudiamo le valigie sono le 21 passate. Cena, pasta. Poi chiudiamo i bagagli a mano e facciamo l’ultimo controllo. Ore 23.30 un cappuccino con Nespresso. Poi cazzeggiamo un po’, doccia, ci vestiamo. Giacchino leggero sopra felpa e magliettina, speriamo di farcela fino all’aeroporto senza ghiacciarci. Ore 3 circa usciamo confidando nel Mc sotto casa; cappellino di paglia eoliano, facciamo un po’ ridere nel contesto notturno invernale. Panino e patatine tra i ventenni discotecari.
Ore 4 passate da non molto e siamo a Orio. Primi della coda, ma il banco check-in apre sul tardi. Ore 5.30 compriamo bollo passaporto, giornali e settimana enigmistica. Passiamo i controlli. Poi piccoli bomboloni alla crema per concludere un iter alimentare da paura. Imbarchiamo che è alba nebbiosa.
Decollo, viaggio sonnolento, colazione gustosa, atterraggio sportivo su una ruota sola. Onda di caldo aperto il portellone. Controllo passaporti, visto e poi vento, palme, cielo blu.
Sento l’odore di mare e sabbia e inizio a pensare FERIE a caratteri cubitali nella testa.
Sole, bus, braccialetto blu e animatori con maglia ancora blu. Pranzo dal cuoco Filippo. Italiani inglesi e russi. Camera grande alla residenza delfino.
Costume, magliettina, occhiali da sole, crema 50. Cappellino eoliano in paglia finalmente nel contesto adatto.
Mare. Per il pontile è presto, ci pucciamo nella piscina naturale e già ci sono pesci quasi spiaggiati. Ma nulla rispetto alla meraviglia che ci aspetta.
Piscina, lettino, asciugamano a righe gialle. La prima giornata volge alla fine. La cena è speziata, pasta saltata con un po’ di peperoncino, il riso orientale, le lenticchie, il pollo per chi mangia carne; a noi non dispiace.
E poi via per una settimana piena.
Un bagno dal pontile con meduse che ancora non conoscevo come innocue, pesci e coralli, corrente e un po’ di spavento.
E ancora il giro a Sharm vecchia, parole scambiate, le prime calamite da portare a casa, un papiro con l’albero della vita, la moschea e le battute su Moubarak e Berlusconi, tirare giù il prezzo e fare i turisti assaliti dai venditori.
E di nuovo ci ritroviamo stesi al sole, il ristorante grill con la luce che filtra, i genovesi che ridono, i napoletani solari, il gioco aperitivo. Animatori che animano, proposte di massaggi ed escursioni tra cui divincolarsi, sole e cruciverba, buoni propositi di acquagym che durano una volta e mezza.
Mercoledì si salpa per Tiran con mutino, maschera e boccaglio. E allegria.
Snorkeling tutti insieme, pesci multicolori e coralli multiformi. Freddo.
Un relitto pieno di cessi, una murena la cui coda racconta dimensioni notevoli, Davide che si delfina e scende a fare foto, qualcuno che preferisce il sole all’acqua fredda.
La prova di sub, Davide sempre delfino, io cozza, come poi mi diranno coccolando la mia autostima. Perdo il boccaglio, bevo 4 metri di colonna d’acqua sopra di me. Ridiscendo, annaspo, rientro. Davide scende sguazza e torna su ridente. Incontriamo delfini che loro chiamano beluga ma sono i grampi, con muso sorridente e pelle graffiata.
E si torna e si mangia e poi è ancora sole, cruciverba, piscina e pigrizia vacanziera. Pranzo, pasta legumi spezie pollo pesce. E gioco aperitivo, e cappellini di paglia al sole. E discoteca nel deserto, grande aperta, dal fondo sconnesso e il ritmo costante. Mal di piedi, i tacchi, sul pulmino stretti, animatrici animate da ospiti e barzellette, risate e Mc Donald’s alle 4 del mattino.
E pigrizia e sonno e pennichelle tra i pasti. E spuntini tra le pennichelle.
Venerdì ancora barca, barriera, mangrovie, lago magico ma non ci immergiamo li (peccato, dicono porti bene). E snorkeling, e la cozza che pinneggia e il delfino che scende con le bombole. E sono pesci fucilieri blu e sergente a righe, e pesci rossi, anemoni, pagliacci, murena, e via così in un lungo elenco di colori. E il barracuda grosso che ci sfila facendo dei pesci una nuvola fuggente. E le meduse gommose e rosa che non pizzicano e si accarezzano straniti.
E poi si declina verso fine vacanze. Appuntamenti ai bar e ai ristoranti, il resto del tempo a riprendersi dalle serate. Smontiamo l’ultima scultura di asciugamani per una doccia veloce. E si arriva alla ultima sera, cena in tavolata e  spettacolo ospiti, costumini improbabili e risate, opa opa e baci baci, sigla acqua gavettoni inviti fasulli.
Il taf taf del sabato sera ci porta a naama bay, hard rock cafè, magliettine, musica e poi ancora un Mc, ormai è tappa di rito. E via si torna, luci nella strada dove come una litania seguono hotel e insegne. Dossi, posti di blocco, luci, negozi mercanzia luci e dromedari.
Si arriva al Grande Plaza e si incrociano i partenti del primo volo. E’ domenica. Ci trasciniamo a letto. La sveglia coincide con chiusura valige. I cappellini restano in mano e arriveranno con la neve; torneranno al freddo, fuori contesto. E come in un rewind si aggiungeranno capi pesanti, maglioni e piumini.
A casa la neve e il lunedì mattina di traffico.

giovedì 2 agosto 2012

Diario di cambusa

Martedì mattina. Ore 7.45. Bici. Nuvoletta grigia appesa sopra di me, come un palloncino legato con il filo al mio polso (certo, prima volta che vengo in bici) e questo mi ricorda qualcosa.
Colazione alle macchinette del punto ristoro del lavoro. Sospiro
Cerco il retrogusto di ricotta nei biscottini da 65 cent e non lo trovo. Cerco l’orizzonte isolano e non lo trovo. Cazzo.
Dondolo, in realtà è già passato anche il mal di terra, ma provo a dondolarmi sulle gambe per tentare di risalire la bolina della giornata.
Vabbè. Nostalgia canaglia si direbbe..
Reduci da una settimana di mare, vento, nuvolette e ricotte, acciughe e tonni, regioni miste in mare siculo. Ecco. Nostalgia.
Sabato scorso, appena atterrati a Catania e lesti come falchi ci siamo avventati su cannoli e arancine. Poi Milazzo, pasta alla norma sotto un sole impietoso anche all’ombra, aliscafo e Lipari. Spesa, conoscenza del capitano e del collega di bordo, presi cappellini di ordinanza.
Cena al pescecane, mangio quanto uno squaletto tra polipo e caponata. Cannolo, granita, (la more e gelsi non saprò quanto sia buona, anche altre cose non saprò).
Domenica mattina la giornata inizia in pasticceria, granita con la panna, brioche, cassatina al pistacchio. Segue salpare e dirigere verso pomice. Si annuncia vento da sud ovest. Programmi della settimana che si sparpagliano nella flottiglia come le notizie meteo non concordanti. Di certo un temporale ci aspetta. E li ci trova, in piena notte davanti alla vecchia cava abbandonata. Lampi, fulmini e notte spettrale. Si balla.
La mattina dopo un po’ stropicciati decidiamo per Salina. Sarà che li c’è Alfredo che prepara il miglior pane cunzato delle Eolie. Quindi li si va. Pane talmente ricco che a mezzo è troppo, e granita, con panna; vento freddo sulle braccia ma non passa l’appetito. Dall’attracco della nave ci spostiamo al rifornimento come in pole per il pit stop. E ci va bene. Colazione cornetto alla ricotta e granita. Qualche acquisto turistico. Si risalpa alla volta di Vulcano. Mi preparo all’idea di salire appena dal mare vedo il fumo dal cratere, mentre mi incollo al timone in una bella bolina filata, quanto mi mancava!
Spiaggia nera, passeggiata fino a scoprire un negozio scultura, con gatti e ceramiche e gioielli forgiati da fuoco e acqua. Cena in barca, tonno cucinato dal capitano, immancabili pomodorini. Ritorniamo al negozio e torniamo passeggeri ospiti con un pacco pesante sotto la pioggia. Quella ceramica mi guarda ora dalla parete blu di casa e mi coccola al pensiero del mare.
Mattina camminiamo di nuovo fino al paese (e qui mi rendo conto che abbiamo fatto quasi più km a piedi che miglia in barca) per colazione. Abbandoniamo i soci davanti alla immancabile granita, noi saliamo prima che venga caldo. E infatti caldo non fa, direi piuttosto un po’ umido, dato che prendiamo il biglietto “con acqua” e di acqua ne scende parecchia. Mentre penso “anidride solforosa e solforica+acqua = acido solforoso e acido solforico” decido di non appoggiare la mano alla roccia. Però il cratere, il fumo, le nubi che corrono veloci e un incontro toscano pieno di simpatia rendono unica l’esperienza, quanto la vista meravigliosa che ci si dona appena il sole riappare.
Arriviamo zuppi e affamati (strano eh?) e sistemiamo almeno uno dei problemi con un trancio di pizza. Sosta al negozio scultura per un anello nato da cera e fuoco. Pranzo di acciughe panate del capitano e pomodorini. E pesche e albicocche, sesamini croccanti. Prendiamo il mare. Io pisolo coccolata dal sole non troppo caldo.
E dirigiamo a Panarea. Spiaggiamo con il gommone, cappellino di paglia in testa, macchina fotografica a fissare gli scorci e il bianco delle case. Piante grasse, giare e otri sui tetti. Viuzze e sintomi di vita notturna ancora non sveglia. Aperitivo guardando dalla terrazza del Raya sbuffi infuocati di Stromboli. Ci voglio andare lassù, vedere il fuoco e la lava da vicino. Saprò la fatica, non il fuoco.
Cena e ci ritroviamo accoccolati e assonnati in pozzetto, saltiamo i sesamini dell’invito, crolliamo in un sonno cullato. L’indomani in prua abbiamo Stromboli, guardato, citato e voluto ogni giorno lottando contro il vento ostinato e annunciato contrario. Calcoliamo i tempi. Pranzo di insalata e salmone, poi mi renderò conto che mi mancava la pasta. Bagno non bagno causa meduse. Ci avviciniamo lesti. Vela e motore, 8 nodi. “Iddu” è li, cielo blu cobalto, mi dico “diamine fino lassù”, ma si ci andiamo.
Sbarchiamo, compriamo un po’ di frutta, ci danno il caschetto, la mascherina, prendiamo scarponi e calze e comincio a pensare che si ci voglio andare, ma sono 900m, ma sono 12 km, ma sono ore di cammino.
Ma siamo li in fila. Baldanzosa cerco il passo. Cadenzo salgo, barcollo, calano gli zuccheri (la pasta, sigh), banana, albicocca, biscotto. Saliamo. Barcollo, ci mancava il mal di terra. Mi pare di essere quasi su ma il cartello altimetrico dei 400m mi distrugge. Punto i piedi e dico no. Però poi su, la vetta è li diritta, non c’è nemmeno la curva. Dal cannetto alla roccia, poi lava spaccata, pirosseni da cercare (e Davide li trova). Io cerco di respirare. Cenere sotto i piedi, sabbione. Un passo avanti e scivoli indietro di due. Le gambe pesano, le guance sono infuocate. Poi si arriva in cima. Nuvola. Si fa buio. Ci si copre di cerate e polvere. Un borbottio, un tuono. Nessuna luce, nessun panorama. Nebbia che riflette la luce della frontale. Mangiamo salatini e frutta mentre l’umido si insinua. Odore di zolfo. Frontale in mano, caschetto, mascherina. Giù. -400 m in 20 minuti. Poi pietra e canneto. E’ tardi quando il paese bianco riaccoglie gli occhi fumosi e scarponi polverosi. Una stella cadente in anticipo è però in ritardo sul desiderio vulcanico. Pizza. A bordo si incrociano i racconti di chi anche dalla barca davanti alla Sciara di fuoco ha visto poco. Ma poco è più di niente. Evito di chiedere di vedere le foto. Mattina, mal di gambe, cappellini in testa. Compro come trofeo la maglietta con IDDU, poi mi consolo un po’ con una granita. La nuvola in cima è ancora la. Vorrei salire di corsa a insultarla. Ma resto sulla terrazza vista mare assaporando l’ennesimo cornetto alla ricotta. Aiuta l’umore, si insinua già la nostalgia da ultimo giorno.
Lipari ci aspetta. Passiamo a pomice, un bagno. Le meduse si lasciano portare e le evitiamo. Il vento anomalo delle eolie contraria il rientro e vorrei farmi portare in direzione opposta. Nell’ora che volge al desio e che ai naviganti intenerisce il cuore siamo al molo. Ultimi acquisti. Una cavigliera, capperi, un quadretto con vulcano. Cena. Granita e bombolone alla ricotta (spettacolare). Ne prendiamo un paio per la colazione di partenza dell’indomani. Si dorme, caldo che il vento non riesce ad entrare in cabina. E’ presto quando mordo la ricotta e cerco di stamparmi il sapore nel cuore. Guardo il cielo sempre più azzurro. Come le nostre magliette. Saluti e borsoni. Aliscafo. Autobus raggiunti dal socio. Nella cappelliera un cappello bianco, uno beige, uno nero. Noi dormiamo. Aeroporto. Ultimo arancino. Ultimo cannolo. Si torna e barcollo.
Chiara

lunedì 21 maggio 2012

parentesi di pioggia con cuore conviviale

Una fiaschetta di grappa gira in pozzetto, l'effetto è di contrasti, sa di mari e monti, funghi e gamberetti dovessi metterla sul gastronomico; e invece grappa, che scalda un po', perché il tempo metereologico parte e finisce con grigio pioggia e temperature che di mite non hanno molto; ma li dentro, dentro le parentesi di acqua sopra e sotto, ci sono mille colori di allegria, un cuore conviviale.
Partiamo da un punto che è di confine, che riunisce sapori e profumi di Toscana e Liguria, dove la focaccia e i testaroli si aggiungono al pescato; i misti ci piacciono parecchio, così la Puglia si somma al veneto con aggiunta di genovese, arance in insalata condite con olio pugliese.
Da riva a un fiume che non è ancora mare, ma che lo brama, partiamo vestiti a strati, mischiando magliettine a pile e cerata, occhiali da sole a stivali. Ai winch ci si scalda, occhiali si appannano, goduria di sorrisi. scaramantiche note di speranza chiamano il vento che sparpagli un po' il grigiume, ridono gli occhi dei regatanti in vacanza, freme qualche muscolo e si apre il sole. 
E' un attimo che la voglia del primo bagno della stagione ci richiama all'acqua freddina (direi anche fredda) e costumi a righe, calzoni tirati su a cercare la pelle ancora bianca, maniche arrotolate, ma una sciarpina intorno al collo, e poi si rifa tutto all'inverso, altro cambio di abito, altri strati a sovrapporsi, altro grigio che copre l'azzurro. 
Si fa l'ora della cena, ma non la cena, si spizzica di aperitivi, barche raggiungono e aggiungono sapori, dialetti, schiamazzi, musica e alcolici; il volume sale man mano che il buio scende, la pillola di vacanza è servita con una fetta di limone ed una di arancia, trasparenze di gin e aranciato di spritz, noccioline e cremine, musica anni '80 italiana e americana  mixata da una spagnola, ballata con movenze arabe.
Misto conviviale, ci si sposta di barca in barca, di casse in casse, gusti musicali diversi e la notte si allunga chiudendo sulle note di apertura un ricco fritto misto.
Poi si tratta di alzarsi stropicciati la mattina dopo, di resistere all'umido che incalza, di rientrare sonnacchiosi. 
Una pasta sotto coperta, un altro sorso di grappa, la riva del fiume, e il cerchio si chiude; come l'acqua torniamo a terra, bramando il mare e l'estate che inevitabili hanno già promesso puntualità e sorrisi.

lunedì 13 febbraio 2012

di verde e d'azzurro

ci sono colori in natura di cui non capisci l'essenza fino a che il pantone si sviluppa in lungo e in largo sull'orizzonte e la saturazione diventa talmente alta da non poter far altro che goderne, da non poter più staccare lo sguardo.
le antille sono varie, roccia e sabbia, assenza rasserenante e prigenia e presenza di vita multiforme.

rosso fuoco come il primo tramonto ad antigua, sotto di noi un relitto, sopra di noi il cielo in fiamme e il raggio verde come sipario sulla giornata

bianco, come le nuvole che coprono veloci l'oceano sotto i finestrini dell'aereo, bianco, come la sabbia fine di barbuda che si tinge di rosa conchiglia riflettendo i colori del cielo serale

verde e nero, a monserrat, i colori del dopo eruzione, la cenere distruttiva ma fertile che copre la città come un sudario e si riempie di vegetazione, verde a perdita d'occhio, che presuntuosamente si riappropria del territorio

arcobaleno con note di arancio. nevis e st kitts, dove il grigio dei nuvoloni che corrono, inseguendo la nostra scia, scaricando docce improvvise, lascia posto a incantevoli giochi di colore e dove il rum punch, tropicalmente arancione, arrrossa anche le nostre gote.

st barth passa dal verde delle tartarughe al rosso e giallo intensi delle stelle marine, al blu dei pesci, al grigio pallido e mimetico delle razze.
passa dall'oro delle gioiellerie al bianco, legno e metallo di yacth e barche da nababbi, a uno yellow submarine e vele bianche enormi a conquistare anche il cielo.

st marteen si colora di paradise, il turchese prevalente, quasi banale ma bello da togliere il fiato, il delicato beige della sabbia, finissima e lieve, il giallo e nero dei cinguettanti uccellini dello zucchero.

restano in barca il verde della papaya e delle banane mai maturate, del cavolo, declinato anche nel rosso, screziato e croccante, il dorato del rhum, gli asciugamani e i costumi variopinti stesi alle draglie, l'eleganza del bordeaux del easy bag e dei cuscini.

qui il ritorno è bianco (e un po' freddo).

domenica 15 gennaio 2012

B U O N A N N O !

Giro di Capodanno in solo due giorni, ma cambusa alcolica per una settimana.

Prima e dopo aver annaffiato l'anno nuovo, festeggiato ad antipasti, lenticchie e led, si veleggia, come da tradizione, verso Savona.

Partiamo da genova che tutto è silenzioso, quasi deserto. Il Marina è tutto chiuso, ma noi ci siamo tutti.

Poco vento, un po' di smotorata e poca vela, sotto un cielo azzurro pantone e un sole tiepido, il giusto anche per i neofiti e per chi necessita di lasciare che il mare concilii un pisolino per recuperare energie.

Respiro il mare, quanto mi è mancato !

Ponte chiuso, aspettiamo, ponte aperto,entriamo in porto, ormeggiamo.

Poco sazi per lo spuntino in navigazione ci infiliamo in una friggitoria aspettando un cartoccio caldo di panissa.

Poi cuciniamo.

Su Orion si preparano i piatti principali, su Ousider è un continuo tagliuzzare, spalmare, arrotolare, disporre antipasti; compare anche un mini albero di natale in rosmarino.

Si ribollono le uova, si riempiono pomodorini di tonno e arancia di salmone.

Accumuliamo i piatti in ogni spazio, annaffiando il tutto con onde di vino e gorgonzola cremoso.

Antipasto in compagnia numerosa, cena di 16 persone su Orion, piatti di portata che si susseguono senza sosta. Scorrono le scritte benauguranti su una maglietta tecnologica, si alzano calici, si arriva al dolce, si prosegue con sigari e torbato.

Intanto fuori è buio gelido, petardi fanno sobbalzare, fuochi artificiali in anticipo fanno rumore da festa.

Si anima la banchina e la strada, mano alle bottiglie, tappi che anticipano i rintocchi. Il 2012 ci sparpaglia tra la gente della festa, chiacchiere e canzoni stonate, uno spuntino delle tre di notte e crolliamo.

Il primo mattino del 2012 è grigio e freddissimo, tramontana. risveglio lento e fuga dal ponte bloccato.

Partiamo come paperette in formazione dietro ad Orion, siamo cinque barche.

Su Outsider partiamo in tutta sicurezza con fiocco rollato in parte e una mano. Riapriamo il fiocco e boliniamo tra i sei e i sette nodi con una certa goduria.

Il rientro è piuttosto veloce, Orion ci aspetta con gli "avanzi" per il pranzo pomeridiano.

Poi si torna verso casa, anche se un pezzo di casa resta al molo.

Buon anno, che il vento vi scompigli i capelli e vi sparpagli idee piene di orizzonti !

lunedì 8 agosto 2011

tartaruga tonni pesci ed altri animali

la partenza è preceduta da un arrivo notturno di scatoloni e bottiglie, abbondanza festosa di cambusa per lunghe miglia e giornate assolate, così sarebbe da aspettarsi almeno.
scende la notte dopo un brindisi sul molo, come da tradizione per partenze e arrivi;
ciurma contenuta come numero, abbondante come entusiasmo e voglia assoluta di mare e vento.
memori però dell'onda, ancora stampata nello stomaco dal precedente week-end movimentato, decidiamo di costeggiare viste le previsioni non del tutto rassicuranti. bolina, e si che non siamo in regata ma così è ancora una volta. bolina, la boa di arrivo previsto è santa margherita; serata danzante e divertita, sentiamo il gusto della vacanza.
la mattina successiva decidiamo per il salto a macinaggio, luogo reso tormentone mitologico, "manoicisiamogiàvistiamacinaggio?" e sinonimo di risate collettive anche via rete.
così la notte è di turni, cerate, felpe, bolina, onda, stelle, tante tantissime, costellazioni che si susseguono sul nostro orizzonte: primo lo scorpione in onore della capitanessa, poi il dragone, le orse, le stelle cadenti come monili splendenti al collo della notte.
macinaggio vuol dire birra corsa, la pietra e la colomba, con profumi di castagna e di macchia mediterranea, lonzu, bocciu (patè di porco), tre formaggi, baguette e pani con i semi. con il risveglio si parte ancora dalla golosità, croissant mini e pane caldo, poi mare, in direzione di capraia, questa volta ci arriviamo.
bagno a cala rossa, dove lo spettacolare colore della roccia che si scontra con la calcarea bianca ne rende evidente i nome; la tartaruga carmela, un pallone gonfiato docile, porta a spasso la meno natante dell'equipaggio.
verso sera, all'ingresso in porto, tonni accolgono il nostro passaggio, saltano, lucenti con il sole radente, come lame perfette che incidono il blu. accoglienza divertente ai gavitelli gialli, ottimi per farci lo slalom con il tender; passeggiata nel paese, cena di pesce, aelatico rosato e gnocchi speciali al ragù di seppia; ottima e caruccia. autobus fino in cima per godere del panorama, desideri sulle code sfuggenti delle stelle, custoditi ed espressi.
scendiamo a piedi e la notte porta pioggia, che ci terrà fermi tutto il giorno successivo. dormicchiare leggere pisolare, accoccolarsi e mangiare ad ore sciocche pasticci dolci e salati, anche questo sa essere vacanza, anche se parrebbe più di inizio autunno. poi un raggio di sole si apre e si torna a terra, tornano i colori, tornano le persone, l'aria è tersa e pulita. fresco ancora sulla pelle. cena in barca, pasta alla polpa di granchio, una intera scatola scappa, verrà ripescata solo la settimana successiva.
anche le prime ore del giorno regalano sole e vento, si veleggia verso l'elba; l'aria è fresca, la musica di sirene e capitani richiama un paio di delfini che passano veloci, saltano sulla nostra scia, cantano con noi. arrivo per la serata a gironzolare nelle viette di porto azzurro. si riparte presto la mattina dopo e sono parecchie miglia che ci aspettano, un giorno di fermo va recuperato. e così si gira tutto il lato nord dell'elba, sosta per un bagno e pranzo con un cucciolo di
gabbiano che ci fa compagnia e si fa rubare il cibo da occhiate e castagnole, molto più furbe e svelte di lui;
poi prendiamo il largo verso bastia.
la notte è già scesa quando arriviamo, l'ingresso del porto è stretto come un budello, facciate di palazzi e navi si confondono nella luce gialla e ricca di umidità. ma tutto bene, siamo in porto e ci gustiamo l'ultima serata con l'uomo con la camicia; domani un cambio equipaggio inaugurerà la seconda settimana.
pasta con tonno e sonno creano una rima perfetta.
accogliamo sotto il primo sole veramente caldo (perfetto per pulire la barca e fare la spesa no?) la ragazza dagli occhi belli, tardo pomeriggio e ripartiamo verso il dito, in rada a finocchiarola.
dall'indomani punteremo verso la costa ovest, il meteo pare darcela buona.
il paesaggio cambia velocemente sotto i nostri occhi, i colori anche. l'aria è tersa e fresca, l'acqua anche ma meravigliosa. raggiungiamo orion a saint florent, cena sfiziosa e vino che va giù facile facile.si fa giorno con il sole che splende e davanti a noi il deserto des agriates, assente di umani segni ma verdeggiante, si apre in spiagge dai colori caraibici, acqua turchese e sabbia bianca e fine, questa volta è proprio vita vacanziera.
poi ancora giù, siamo a calvì quando si apre il sipario su un tramonto speattacolare sulla rocca, il rosso padroneggia, e ci piace. cena sulla ammiraglia, ancora insieme, ancora vini profumati e freschi, ancora chiacchiere di mare, biscotti e brindisi.
ore 11 di mercoledì facciamo acqua in porto, in meno di ventiquattro ore la fama del capitano ci precede tre volte; ci aspettano un po' di miglia tra i colori di una costa multiforme e multicolore, riserva naturale di scandola, patrimonio dell'unesco e meraviglia per gli occhi. scendiamo in tre per un bagno freddo tra le rocce che invitano a decifrarne le forme, come i cumuli passeggeri e cotonosi. 
poi, con il buio, girolata, gavitello e altra coppia di amici, una strana sigaretta dalla luce verde e racconti di scene da cartone animato; una a caso impersona un ibrido tra willy coyote e gatto silvestro, sono risate.
la colazione ha il sapore dolce di castagne cioccolato e mele, e prosegue con il forte di tre formaggi e bocciu. 
passeggiamo a scoprire gente, bambini, cani, mucche e vitelli di un mondo piccolo e meraviglioso: case di pietra a dominare un golfo incantevole, negozietti sfiziosi in cui trovano posto frutta e libri, stoffe multicolori e artigianato, pesci di legno azzurri e bianchi; due di loro (enricu ed enricu primu), poi separati, saranno ricordo comune di un posto ricco di suggestione e di voglia di cambiare vita.
lasciamo il gavitello, all'uscita del golfo tre tursiopi mamme fanno scuola di nuoto a tre cuccioli, uno è piccolissimo. i delfini sono sempre bene auguranti ed emozionanti, seguire i movimenti lenti e i respiri del piccolo è alla soglia del commovente. silenzio e incanto.poi li lasciamo tranquilli. e prua verso calvì costeggiando tranquilli. spunta una spada affilata in un salto che lascia sbigottiti e incantati.
in rada, piove, il vento sembra volerci far passare una sera a vegliare sull'ancora. scendiamo a terra a turni. invece si apre. giro alla rocca, viette, negozietti e tanta gente. all'inizio del giorno un pesce lanterna di metallo (enricu secundu), rosso nonostante i tentennamenti cromatici, entra di diritto a far parte della ciurma.
ora illumina i ricordi dall'alto di una candida libreria, ma non prima di aver animato una notte festosa e danzante.
torniamo verso il dito,costa e spiaggia scura, acqua finalmente temperata, ritorno a saint florent; ancora all'ancora, i porti non ci accolgono ma meglio così. notte di festa, una frontale dalla luce rossa, un richiamo via radio, il pesce lanterna e play list sorprendente, un bagno di mezzanotte e il biancore del segno dell'abbronzatura sotto la luna crescente, le stelle che promettono, gin tonic, festa. poi sarà senso di ritorno, ma chi mai lo vorrebbe?
la mattina è aria inesistente e mare a fatica increspato, aprire le vele e solo esercizio di pazienza, sembra che la nostalgia ci voglia già frenare. ma bastia è li, ormai è tempo di riordinare idee e sapori, due passi al porto vecchio un po' trascinati. mattina, sole che arde e umido, negozio di ricambi e due gatti neri.
poi ci sono le docce del porto e un pranzo veloce, borsoni e saluti, un traghetto che fa da mondo di passaggio tra la vacanza e casa, tra mare e terra, accompagna anche l'umore, assopisce l'inevitabile mal di terra.

nelle orecchie in loop note sparse di vento d'estate, prugne ed altra frutta (ma questa sarebbe un'altra storia),
sapori di mare e di terra, dal tonno al porco passando per la birra e la castagna,
conti di mesi e giorni (ventiquattro mesi, "non è vero che il tempo migliora le cose", venti, due, otto giorni a settimana). negli occhi i colori, molti, dal blu al turchese, dal rosso a un arancione forsegiallonoarancione,
tra i capelli e sulla pelle il vento, il sale, un po' di fresco e il dorato del sole. 
profumi di rosato e vermentino, pomodorini e spezie,
nelle gambe e nell'equilibrio la bolina e l'ondeggiare ritmato della cena.
tutto il resto è vociare ballare ridere assopirsi mangiare navigare.
nessun senso è rimasto accantonato.
così si torna. è comunque un viaggio che non finirà mai.

dimenticavo... il nostro germoglio di menta è ancora in viaggio !

E adesso... avete trovato tutti gli animali?
uno scorpione, due orse, un dragone nel cielo stellato
una colomba, birra, legata alla pietra
un porco poveraccio ridotto a lonzu e patè bocciu
una tartaruga gonfiabile
un tot di tonni
pesce (branzini e pesce azzurro) e seppia per il palato
granchio sfuggente
un gabbiano commensale, occhiate e castagnole
willy coyote e gatto silvestro
cani, mucche, vitelli e pesci di legno
un po' di delfini di passaggio più tre femmine con piccoli
un pesce spada affilato
un pesce di metallo, decisamente rosso
due gatti neri dagli occhi verdi

martedì 19 luglio 2011

ondeggiare inquieto e ritmato

giovedì sera, ancora luce al porto quando si caricano le scorte, si prepara una notte di navigazione. verso Capraia. capitanessa e ciurma a rapporto dal gran Capitano, richiamati a un brindisi al molo. l'aria è tesa. sarà onda e vento. dice. ma che fate? andate? si si andiamo ! salpiamo ! partiamo ! ne abbiamo una gran voglia, ansia di mare, sole, brindisi e gioia. la notte ci avvolge, la luna però è piena e dovrebbe vegliare. 
ore 3.30 si salpa, ancora all'interno della diga si balla, occhi stanchi ma con la grinta di chi vuole andare. fine della diga, onda incrociata e bastarda, su la randa con i garrocci che si ostinano a piantarsi, grippano, si balla parecchio, già due con testa fuori bordo a guardare da vicino le onde. ma avanti. sonno faticoso, per chi riesce. il mare stavolta colpisce, e abbastanza duro. chi resiste è su, la notte passa adrenalinica e con un sapore amarognolo. quando fa alba si vede ancora la costa ligure troppo vicina rispetto alla fatica fatta. ma avanti. 
bolina, onda, onda, giù su, bolina. siamo coriacei, vogliamo arrivare la, in vacanza, stroppiciati. sappiamo che sarà lunga. il sole si fa alto, comincia a bruciare le gote, le onde smorzano di spruzzi, si continua a ballare in modo disordinato, bolina, traverso, onda. ormai un sorso a qualcosa di fresco è una sfida, scendere sotto coperta solo per crollare stesi, diamine sono solo in due che resistono, ma avanti. dirigiamo a macinaggio, sarà più riparato, poi ci sposteremo a capraia. si, un po' lo sappiamo che l'orgoglio e la voglia di vacanza ci stanno interstardendo, ma avanti. 
onda piccola, onda grande, onda che ci prende in pieno. all'ennesimo ribaltarsi di stomaci una occhiata passa rapida, gps alla mano, quel'è la costa più vicina? liguria di levante, e sia. porto venere. giriamo la prua. lasco, motore che il vento vuole lasciarci in balia dell'onda. bip bip bip. allarme, temperatura, non imprechiamo per mancanza di forze, girante, si cambia e si riparte, lasco, vela onda, motore. le ore sembrano meno ma sono ancora 30 miglia. è pomeriggio inoltrato, tonnetti saltano davanti alla prua, un paio di stenelle ci incrociano, rapide. non si gioca oggi. 
buio, ma la costa si vede. abbiamo una stanchezza rara, nessun cibo in corpo. canale di portovenere, chiesetta e castello a vegliare il passaggio. non ci basta la fatica per non accorgerci della bellezza. acquarello al buio, poetico. pontile, cime, piede giù, mezzanotte e mezza, ondeggia. al di la del cancelletto è terra. passanti di serata incrociano cerate di 20 ore di navigazione con mal di terra. val la pena risalire in barca, spaghetti, pomodorini, forchette e palpebre pesano, nessuna sveglia l'indomani. il sonno è di quelli pesanti come macigni. 
la mattina è decisamente len 
ta. e va bene così. sole che gioca a nascondino tra i cirri, colazione sulla terra ferma, ferma. vicoli, gradini, la chiesetta la in cima. pranzo in barca, ondeggia, poco. si ride, voglia di due bordi, perchè il vento continua a piacerci. tino, palmaria, ancora, una tartaruga come tender, come materassino, come gioco. risate, un bagno estivo. e sia. il gruppo è vacanziero, aperitivo, vino bianco. buio, molo, cena con ospite, pasta del capitano (emh), un pesce spada un po' protagonista. biscotti, dolcetti, vino, che scende come il sonno, facile facile. 
sveglia presto, c'è da pensare a tornare a tappe. dicono ancora ventone, dicono onda. 8.30 e siamo combattivi. più su che si può, onda. non piccola, ma formata, su, giù, traverso, lasco. su giù. onda. ci prendiamo gusto. ci prendiamo parecchio gusto, qualche ora di navigazione, al timone turni giocosi. santa margherita non ci accoglie, decidiamo per Lavagna, ghigno di goduria sul viso di chi si gode l'ultima timonata con onda in poppa, ci spinge, si plana, gps a esultare per le velocità, 11.7 nodi registrati, diciamo quasi dodici (accorcia quella acciuga che faccio una strage!). ormeggio perfetto, porto, due passi una doccia lentezza dolce. 
abbiamo mezzo pomeriggio da prenderci. stuzzichini, birra, vino, stuzzichiamo, ceniamo. ancora un po' di pesce speda, un po' tanto protagonista. diamine domani già si torna. si allunga la serata fresca. 8.30, puntuali, qualche biscotto per colazione. dicono onda ancora, dicono ancora vento, sorridiamo. daremo qualcosa in pasto ai pesci, passami un biscotto. salpiamo. fuori dal porto il mare cambia colore, onda. su randa, un equipaggio pronto e dinamico come mai. onda arriviamo. giochiamo. noi ci siamo. svegli, divertiti, sorridenti. turni al timone, bolina, non arriveremo troppo presto? falchetta, piedi giù, onda grande, bambini in giostra. turniamo al timone, dai su divertiti un po'. dieci minuti e te lo passo. l'onda frange in mille spruzzi su paesi calette, punte. spruzzi, piedi bagnati dall'onda, questa è grande. si ride. si incrocia onda e rinforza arrivando verso la foranea, la città ci aspetta. arriviamo ed è lento poltrire. rimane il gusto di una bella avventura. e voglia di salpare, presto. 

lunedì 27 giugno 2011

9+1

ancora una volta Orion si riempie di vita, di sandali infradito, risate fragorose, abitini, creme solari dal profumo dolce, capelli da domare dopo la salsedine, scarpe da sfilare prima di salire in barca; sì Orion si veste da donna, in tutte le sue accezioni, nove ed un solo capitano al comando, punto di riferimento sereno di un gruppo vivace e dolce. 
Sestri Levante ormeggiati poco al largo, la vita che scorre sul lungomare, la vita che si assapora a bordo mentre il mare calmo e i fuochi d'artificio di un San Giovanni festeggiato fanno da cornice agli ultimi arrivi. La pasta tonno e pomodorini è un classico ormai e socie vecchie e nuove assaporano la prima cena in barca di questo lungo we. Sorrisi confidenze e qualche brivido sulla pelle, la notte porta ad essere cullati e il risveglio sarà di quelli puramente estivi. Cielo sfacciatamente azzurro, nemmeno una nuvola a sciuparne l'essenza. Nemmeno uno sfilaccio di vento. "Mare forza olio, tempesta di sole" dichiara il capitano. Bagno, acquisto di focaccia e pane. Creme solari dal profumo dolce alzate come scudi. Partenza a motore verso Santa Margherita. Non tutto è bene, un colpo in scivolata ferisce, ma le attenzioni provano ad alleviare. Nove donne e un capitano incontrano in porto adeguata compagnia, addio al celibato, cinque uomini vestiti di sorrisi divertiti. Il porto si anima di fritto di pescato del giorno e birre condivise, si anima di festa, il nostro ballare invita una intera piazza a muoversi a ritmo. rientro rallentato dal barcollare, sorrisi abbracci e la notte che si prospetta lunga. intrecci che solo la barca ricorda, limite sotto le stelle tra reale e immaginato. intanto le ore scorrono. La focaccia ancora tiepida rallegra il risveglio stropicciato. San Fruttuoso incastonata nella costa ci accoglie per l'ultimo giorno di relax. Il sole la fa da padrone, l'azzurro prevale, seguito dal rossore di pelle riarsa. Allegria tanta, quanto il caldo. Il rientro ha quel senso di malinconia che solo un altro week end speciale può lasciare, quel gusto meraviglioso di aver già voglia di tornare.